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Nella fotografia scattata dall’Istat, in Italia emerge l’indicatore del benessere dei giovani tra i più bassi d’Europa: cosa sta succedendo.

L’Istat nel suo ultimo rapporto, racconta tutte le conseguenze del problema legato all’inflazione, il calo della natalità, l’aumento dei degli occupati, il Pil e le nuove opportunità di crescita. Tra queste, emergono soprattutto gli indicatori del benessere dei giovani, tra i più bassi d’Europa.

Il rapporto presentato parte dal 2022 e quindi dalle difficoltà che l’Italia ha avuto, come l’emergenza sanitaria a quella economica, la guerra e la conseguente crisi energetica che ha contribuito alla corsa dei prezzi accrescendo le incertezze economiche.

I segnali negativi italiani

In primis, i salari italiani che sono inferiori alla media europea di 37 mila euro l’anno ( -12%), primato che il nostro Paese si porta avanti da tempo.

Inoltre, rispetto ad altre economie europee, gli investimenti della spesa pubblica per l’istruzione è al 4,1% rispetto alla media del 4,8%.

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E ancora, una quota minima è prevista per il settore sanitario, con una bassa partecipazione di donne e giovani al mondo del lavoro. In particolare, il tasso di occupazione tra i 15 e i 34 anni si è ridotto di 8 punti percentuali.

Infine, c’è un massiccio calo demografico, il 2022, per la prima volta sotto i 400mila. A questo, si collegano gli effetti dell’invecchiamento della popolazione che si fanno sempre più preoccupanti, incidendo sul tasso di crescita del pil pro capite.

I segnali positivi dell’Italia

L’Italia non è sempre e solo l’ultima  nelle classifiche europee. Infatti, arrivano anche alcuni segnali favorevoli. La dinamica con cui il nostro Paese è riuscito a reagire alle varie crisi ha fatto si che il Pil salisse fino a +3,7%. Un numero superiore rispetto ad altri Paesi europei.
E poi c’è stato un ampio recupero delle esportazioni, le imprese dell’industria e dei servizi hanno saputo resistere ai vari “terremoti”. Forse, meno bene e’ andato il sistema manufatturiero che mostra un rallentamento. Al contrario, arrivano buoni segnali dal mondo del lavoro, il numero di occupati è cresciuto del 2,4 per cento e il tasso di occupazione dei 15-64enni è salito nel 2022 al 60,1%.

Questo significa che l’obiettivo del Governo dovrà essere quello di investire sulla fascia della popolazione ancora senza lavoro, quindi i giovani, con misure e provvedimenti ad hoc.

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