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In ambito di Cybersecurity, le PMI sembrano essere un po’ indietro rispetto alla norma. Ecco i dati di un report condotto di recente.

Cybersecurity e PMI: cosa manca?

L’approccio strategico alla Cybersecurity sembra mancare in molte delle PMI italiane. Soltanto il 14% di esse, infatti, riesce ad adattarsi ai nuovi trend tecnologici, nonché alle grosse criticità che spesso riguardano questo particolare mondo. Da rilevare, però, come la sicurezza informatica sia oggi fondamentale per poter operare al meglio sul mercato.

Il report condotto dal Cyber Index PMI è stato presentato da Confindustria e da Generali, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Secondo ciò, le PMI hanno ancora ben poca consapevolezza riguardo quelli che potrebbero essere i rischi “cyber”. Nonostante, infatti, oltre il 45% degli intervistati abbia riconosciuto effettivi pericoli, soltanto il 14% di essi riesce a basare la propria attività su una capacità di valutarli e di mitigarli. In sostanza, ben 3 PMI su 4 non sanno che cosa sia un attacco ransomware, cosa che le rende sicuramente molto vulnerabili dal punto di vista della sicurezza informatica.

Cosa possono fare le PMI per migliorare la situazione

Vediamo, adesso, cosa possono fare le PMI in concreto per andare a migliorare la loro situazione. In occasione del Data Protection Day, sono stati stilati consigli pratici. In particolare, è stata creata una lista di “best practice” da poter adottare per migliorare la sicurezza informatica nell’ambito aziendale. Essa funziona con il modello 3-2-1.

Come prima cosa, occorre conservare sempre ben tre versioni dei dati: l’originale, più due copie. Inoltre, è necessario usare diverse unità per la memorizzazione, evitando così di fare backup su una sola unità. Infine, per la Cybersecurity, è necessario mantenere una copia anche fuori dalla sede aziendale, specialmente in previsione di un evento inaspettato che potrebbe creare problemi alle unità di backup attive, al fine di tutelarsi ancora di più.

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Gli esperti, per poter implementare ancor di più il modello 3-2-1 sopracitato, riferiscono come sia preferibile conservare al meglio i dati aziendali in dispositivi crittografati, che siano in linea con gli standard più alti a livello di protezione. Urge, dunque, che le PMI che ancora sono “indietro”, si mettano il più presto possibile al passo coi tempi.

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