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In un arco temporale di sette anni, fino al 2023, Poste Italiane ha avuto quasi 90 mila lavoratori precari, ma ha stabilizzato solo una frazione di essi, secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore in data 20 luglio 2023. Dal 2017 al 2023, sono state 12.500 le assunzioni a tempo indeterminato, lasciando la grande maggioranza dei lavoratori in una condizione di instabilità, molti dei quali a malincuore accettano contratti part-time.

La proporzione è sconcertante: solo uno su sette lavoratori precari riesce a conquistare un posto fisso all’interno dell’azienda. Tale situazione è stata accentuata dalla mancata opposizione dei sindacati maggiori – CGIL, CISL e UIL – ai patti sottoscritti con l’azienda, che hanno portato a condizioni lavorative meno favorevoli, in particolare per donne e giovani.

La legislazione italiana tradizionalmente preferisce il contratto a tempo indeterminato, con quello a termine riservato a casi di necessità temporanea. Tuttavia, questo principio è stato messo a dura prova da vari cambiamenti normativi. Il Jobs act del 2015 ha rimosso l’obbligo di causale nelle assunzioni a termine, un tentativo di aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. In seguito, il Decreto dignità del 2018 ha reintrodotto la necessità di causali specifiche per giustificare l’adozione di contratti temporanei.

Nonostante le successive modifiche legislative, compreso il Decreto lavoro del 2023, le aziende continuano ad avere la possibilità di ricorrere a contratti a termine per i primi 12 mesi senza dover fornire giustificazioni relative alla natura temporanea delle esigenze. Questa situazione ha permesso a Poste Italiane di perpetuare un modello di contratti di breve durata, con rinnovi continuativi che evitano di superare l’anno di durata.

Il movimento Lottiamo Insieme ha espresso una decisa condanna verso la costante precarizzazione del lavoro, un fenomeno che i governi successivi non hanno saputo arginare. Rivolge un appello all’attuale governo affinché passi dagli annunci alle azioni concrete per interrompere il ciclo di precarietà che grava su un numero elevato di lavoratori di Poste Italiane.