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La guerra in Ucraina potrebbe avere ripercussioni su tutta la filiera agroalimentare, anche in Italia: ecco perché

La guerra in corso in Ucraina minaccia di lasciare un’eredità tossica nei campi agricoli del paese per i prossimi cento anni, seguendo un destino simile a quello dei suoli della Francia settentrionale, ancora oggi contaminati dai residui di munizioni della Prima Guerra Mondiale. Questo scenario preoccupante potrebbe avere ripercussioni significative sull’intera filiera agroalimentare a livello globale.

Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Independent, un recente studio pubblicato sullo European Journal of Soil Science da due ricercatori della Christ Church University di Canterbury, nel Regno Unito, analizza gli effetti a lungo termine delle battaglie della Somme sulla fertilità dei suoli. Questa ricerca potrebbe prefigurare le sfide che attendono l’agricoltura ucraina nel suo futuro post-guerra.

I risultati della ricerca

La ricerca, condotta presso lo Sheffield Memorial Park in Francia, si è focalizzata sull’analisi chimica dei suoli colpiti dalle esplosioni belliche. I ricercatori avrebbero scoperto livelli di piombo nel suolo che superano di quattro volte quelli delle aree non interessate dal conflitto e concentrazioni di rame doppie rispetto ai terreni non contaminati. Alcuni campioni avrebbero mostrato livelli di piombo addirittura cento volte superiori al normale.

Le somiglianze con l’Ucraina

Le somiglianze con l’Ucraina sono inquietanti; il paese, infatti, rischierebbe di subire lo stesso tipo di contaminazione. Naomi L. J. Rintoul-Hynes, co-autrice della ricerca, evidenzia che durante la Prima Guerra Mondiale sono stati esplosi circa 1,45 miliardi di proiettili sul fronte franco-tedesco, con circa il 30% che potrebbe essere ancora inesploso e nascosto nei terreni. Questa “bombturbation” potrebbe influenzare la sicurezza alimentare non solo in Ucraina ma anche a livello internazionale.

L’impatto globale

L’Ucraina è di fatto, un attore chiave nella produzione alimentare mondiale. Nel 2019 è diventata il primo esportatore di grano, superando la Russia e contribuisce significativamente alle forniture del Programma Alimentare Mondiale. Le stime del governo ucraino dopo l’invasione russa, indicano una drastica riduzione delle aree seminate, sollevando preoccupazioni per la sicurezza alimentare globale.

Il caso dell’uranio impoverito

Un altro grave problema emerge con l’uso dell’uranio impoverito in munizioni e veicoli militari, con potenziali conseguenze tossiche per i raccolti. L’uranio impoverito, residuo del processo di arricchimento per scopi nucleari, è utilizzato per le sue proprietà fisiche sia in campo civile che militare. Gli studi condotti da esperti della Northern Arizona University, hanno gettato luce su una cruda realtà: al contatto con l’aria, i prodotti trattati con questo materiale potrebbero rilasciare microscopiche particelle di polvere che, in caso di utilizzo in munizioni, si frammentano ulteriormente al momento dell’impatto.

Queste sottili particelle di polvere sono potrebbero quindi essere disperse nell’aria e trasportate dal vento su lunghe distanze. Le ricerche hanno confermato che le cellule animali esposte a tali polveri subiscono mutazioni genetiche, che possono sfociare in tumori e altre gravi malattie. È emerso che l’esposizione a questi composti non solo sarebbe pericolosa a causa della radioattività, seppur limitata, ma anche per i danni diretti che possono infliggere a organi vitali quali reni, pancreas, stomaco e intestino, con effetti citotossici e potenzialmente cancerogeni.

Un ulteriore aggravante è rappresentato dalla solubilità in acqua delle polveri di uranio impoverito, che le rende capaci di infiltrarsi nell’intero ciclo produttivo, con implicazioni preoccupanti per la salute pubblica. Le informazioni raccolte lanciano un allarme inconfutabile sull’urgenza di rivedere le pratiche correnti e di valutare con maggiore attenzione l’impatto ambientale e sanitario di questi materiali.

Secondo le ricerche sopra spiegate, la guerra in Ucraina starebbe così creando un’emergenza che va oltre la distruzione immediata, con un impatto che potrebbe estendersi ben oltre il termine del conflitto, mettendo a rischio la fertilità dei suoli e la produzione alimentare per generazioni.

Implicazioni per la filiera alimentare italiana

L’industria alimentare italiana in Ucraina, che include una vasta gamma di prodotti esportati come frutta, verdura, cereali e prodotti lattiero-caseari, si troverebbe di fronte a una potenziale crisi. Se per caso, le particelle di uranio impoverito dovessero infiltrarsi nel suolo agricolo a causa delle correnti d’aria o attraverso le acque superficiali e sotterranee, ci sarebbe il rischio di una contaminazione a catena che potrebbe compromettere l’intero ciclo di produzione alimentare. Cultivar che si affidano a un terreno fertile, come i grani utilizzati per la pasta e il pane, nonché le viti per il vino e gli alberi da frutto, potrebbero assorbire questi contaminanti, portando alla presenza di sostanze nocive nei prodotti finiti. Questo, non solo comprometterebbe la qualità e la sicurezza degli alimenti, ma potrebbe anche inficiare la fiducia dei consumatori nel marchio agroalimentare italiano, noto a livello mondiale per la sua eccellenza e la sua rigorosa attenzione alla qualità.

Il danno potenziale si estenderebbe oltre i confini dell’agricoltura. L’industria casearia, che esporta formaggi pregiati in tutto il mondo, potrebbe vedere compromessa la qualità del latte utilizzato per la produzione, dato che anche il foraggio per il bestiame potrebbe essere contaminato. La situazione è altrettanto critica per il settore ittico, nel caso in cui i corsi d’acqua venissero contaminati da queste polveri tossiche, influenzando così la vita acquatica e i prodotti da essa derivati. Di conseguenza, il rischio di contaminazione radioattiva o chimica attraverso la filiera alimentare non solo potrebbe mettere a repentaglio la salute pubblica, ma minerebbe anche la stabilità economica di un settore chiave per l’economia italiana all’estero, richiedendo un’azione immediata per la valutazione dei rischi e la messa in atto di misure preventive.