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Dopo anni di pressione dell’Unione Europea, Whasington cede e apre la possibilità di una tassa digitale globale per le multinazionali del web.

Di cosa si tratta e come funziona

L’accordo parla di un’imposta minima del 15% che i vari big come Amazon, Facebook ed Apple dovranno pagare in tutti e 139 Paesi dell’OCSE.

Il nuovo accordo che varrà dove le multinazionali operano e non dove hanno la sede fiscale, potrebbe arrivare già entro l’estate 2021.

I Ministri delle Finanze del G7 hanno quindi, finalmente trovato l’accordo sulla tassazione minima globale sulle mega aziende del digitale.

Un accordo storico per una giusta quota alla multinazionali e un passo verso una maggiore equità e giustizia sociale, come sostiene il Premier italiano, Mario Draghi.

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I pilastri della tassazione

La proposta che metterà fine al ribasso nella tassazione aziendale, assicurando equità per i lavoratori di tutto il mondo si basa su due pilastri:

  • Un’aliquota minima al 15% a tutte a tutte le multinazionali;
  • Si aggiunge poi l’intenzione di tassare il 20% della quota eccedente il 10% dei profitti nei Paesi in cui vengono realizzati.

Il Ministro dell’economia italiano sostiene che la proposta verrà discussa a luglio con l’intenzione di allargarla ulteriormente.

Quali conseguenze

Nei prossimi mesi, al G20 i nuovi passi verso una tassazione minima proseguiranno con l’incredibile appoggio delle multinazionali stesse.

Infatti, sarebbero loro a favore di un’imposta comune, purché minima, in tutti gli Stati OCSE.

La buona predisposizione delle big tech potrebbe quindi, favorire più facilmente un accordo storico nel segno dell’equità, della giustizia sociale e nel rispetto del diritto dei lavoratori.

Anche se l’accordo definitivo potrebbe non essere immediatamente operativo, si traduce in futuri e maggiori introiti per le casse italiane che raggiungere un ammontare di circa 2,7 miliardi in più ed oltre 48 per tutta l’Unione Europea.

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