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L’analisi CRIF dimostra come, nell’ultimo trimestre, i prestiti alle imprese siano notevolmente diminuiti. Ecco cosa è successo.

Prestiti alle imprese: diminuiti di recente

Nell’ultimo trimestre sono diminuiti i prestiti alle imprese, dopo un inizio anno che, invece, era stato caratterizzato da un segno positivo. La frenata riguarda il -4,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, cioè del 2022. A farne le spese sono state, soprattutto, le imprese individuali, ma anche le società di capitali hanno avuto una contrazione. A soffrire, soprattutto, sono le imprese che fanno parte di alcuni settori, come ad esempio quello della ristorazione.

Per ciò che riguarda l’importo medio, questo si attesta ad una crescita del 17,6% rispetto all’anno precedente, con un totale di 141.581 euro. Nel secondo trimestre, però, si è verificato un rallentamento dell’8,3%, con tanto di peggioramento delle condizioni creditizie.

Come si riflette sulle PMI?

Come dicevamo, sono soprattutto le piccole e medie imprese che hanno risentito di tutto ciò, a causa della congiuntura economica più sfavorevole e con l’aumento dei tassi di interesse e la perdita del potere di acquisto.

Scendendo più nel dettaglio, le imprese individuali hanno registrato un importo di 47.561 euro in media, dato corrispondente al 14,7%, mentre per le società di capitali l’importo medio è di 185.670 euro, pari al 33,3%. Il dato regionale è molto simile a quello nazionale. L’unica eccezione sembra essere rappresentata dalla Sicilia, l’unica regione che segna un aumento. L’importo medio è, in ogni caso, cresciuto in doppia cifra in 14 regioni su 20 in totale, con variazioni contenute nella Basilicata e nell’Umbria, mentre vi sono contrazioni in Molise, in Calabria ed in Trentino Alto Adige.

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Lo stesso CRIF, inoltre, si è occupato di effettuare anche un focus sul turismo. Nell’epoca Covid, 2020 e 2021, si è verificata sicuramente una grandissima contrazione. A partire dal 2022, invece, vi è stato un progressivo incremento, fino ad arrivare al 4%, contro il 2.5% dell’epoca Covid.

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