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Previsti limiti più stringenti per contribuire a ridurre lo smog, responsabile di quasi 300 mila morti l’anno in Europa.

Ci saranno limiti più stringenti per i principali inquinanti atmosferici, soprattutto per quelli che hanno un deciso impatto negativo sulla salute umana. Si parla di una nuova revisione delle norme UE tra 6 anni con l’idea di mettere d’accordo le soglie per la qualità dell’aria, tenendo conto delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Resta comunque la possibilità di derogare agli obiettivi di lungo periodo. Questo è il quadro generale dell’accordo politico raggiunto da Europarlamento e Consiglio UE per l’aggiornamento della Direttiva qualità dell’aria ambiente.

Ecco cosa prevede la nuova Direttiva qualità dell’aria ambiente

Gli obiettivi si faranno più stringenti nel 2030 per molti degli inquinanti atmosferici: biossido di azoto (NO2), PM2.5 e PM10 e biossido di zolfo (SO2). In particolare, per quanto riguarda i due inquinanti con il maggiore impatto documentato sulla salute umana, PM2.5 e NO2, i valori limite annuali saranno più che dimezzati, rispettivamente, da 25 µg/m3 a 10 µg/m3 e da 40 µg/m3 a 20 µg/m3.

Le regole saranno talmente stringenti che cittadini e associazioni ambientaliste potranno portare in tribunale gli Stati che non rispettano la direttiva qualità dell’aria ambiente, chiedendo un risarcimento per danni alla salute. Inoltre, i paesi che non rispettano i limiti dovranno preparare, entro fine 2028, un programma con misure a breve e lungo termine per rientrare nuovamente sotto le soglie fissate al 2030.

Le eccezioni: ecco quando sono possibili

Quest’ultimo aspetto dell’accordo tra Europarlamento e Consiglio lascia però aperta la porta ai paesi che non vogliono imporre subito misure più stringenti, nonostante la qualità dell’aria carente. In questo caso potranno chiedere un rinvio degli obiettivi al 2030. Ovvero (5 anni più altri 2 opzionali) nel caso in cui i loro programmi indicano che non sia possibile raggiungere in tempo gli obiettivi europei. Per quanto riguarda di eccezioni, esiste la possibilità di posticipare il programma di 10 anni, ovvero fino al 2040, solo per quei Paesi che si trovano in “zone in cui il rispetto della direttiva entro il termine sarebbe irrealizzabile a causa di specifiche condizioni climatiche e orografiche o dove le necessarie riduzioni possono essere ottenute solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento domestico esistenti”.

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L’Italia, ad esempio potrebbe ricorrere a quest’ultima condizione. Per richiedere la deroga, sarà sufficiente dimostrare, con le proiezioni della qualità dell’aria basate sulle misure in vigore, che sarà possibil rispettare i target, solo al termine del periodo di estensione (2035 o 2040), impegnandosi ad aggiornare il piano nazionale e riferire puntualmente a Bruxelles sullo stato di attuazione. 

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