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I Lavoratori Socialmente Utili possono apportare discreti benefici in un’azienda. Chi sono e che cosa fanno?

Lavoratori Socialmente Utili (LSU): chi sono

I Lavoratori Socialmente Utili hanno una corsia preferenziale di inserimento, grazie al Decreto PA Bis. Questo permette loro di evitare i concorsi pubblici, grazie alla presenza di una procedura ad hoc. Tali persone potranno essere assunte nelle Pubbliche Amministrazioni sia a tempo determinato che a tempo indeterminato. Per poterlo fare, hanno bisogno di svolgere una prova selettiva adeguata valutando anche i loro titoli di studio e tenendo conto dell’anzianità di servizio.

La novità sta proprio nel Decreto PA. Le Amministrazioni Pubbliche hanno la facoltà di assumere LSU, ma non l’obbligo. Lo scopo del Decreto è quello di potenziare l’organizzazione delle PA: per queste, le assunzioni dovranno essere sempre effettuate nei limiti previsti per la specifica amministrazione che è interessata.

I Lavoratori Socialmente Utili possono essere coloro che fanno parte della “platea storica” finanziata con risorse statali, gli “autofinanziati”, sostenuti con risorse proprie degli Enti presso cui si svolgono le attività e i percettori di sostegni al reddito, usati dalle Pubbliche Amministrazioni in attività socialmente utili.

La definizione di LSU risale agli anni ’80: nel corso del tempo, però, le normative si sono ampliate e rinnovate. Questi lavori riguardano attività che hanno per oggetto la realizzazione di opere, ma anche la fornitura di servizi di utilità collettiva, attraverso l’uso di particolari categorie di soggetti. Spesso, si fa riferimento a persone disoccupate e/o prive di trattamento previdenziale.

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Quali i benefici aziendali

Questi lavoratori vengono pagati attraverso un sussidio, chiamato Assegno di Sussidio per Attività Socialmente Utili (o ASU). Erogato direttamente dall’INPS su indicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è frutto di una convenzione con le Regioni, dopo aver individuato il numero di lavoratori socialmente utili in carico al bacino di pertinenza regionale. Tali persone vengono impiegate per 20 ore settimanali, non più di 8 ore giornaliere. Se dovessero superare questa soglia, avranno un assegno integrativo a carico del soggetto utilizzatore.

Come importo, il 2023 prevede una somma di 656,44 euro mensili, più eventuali assegni familiari laddove questi siano spettanti di diritto.

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