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Arriva l’estate ma anche un beneficio per le imprese sottoforma di un taglio del 4,5% dei canoni annuali versati allo Stato.

Il testo originale parla di una proroga delle concessioni balneari per il 2024 e l’ulteriore beneficio per le imprese sotto forma di un taglio del 4,5% dei canoni annuali versati allo Stato. Tuttavia, stando all’autore del ministero guidato da Salvini, si esprime preoccupazioni riguardo ai ricorsi da parte di coloro che desiderano entrare nel mercato e sottolinea le sfide legali legate alla mancata messa a gara delle concessioni.

 Le criticità della manovra

Il 2024 vedrà quindi, una proroga delle concessioni balneari per gli attuali gestori delle spiagge demaniali, con la possibilità di godere anche di un taglio del 4,5% dei canoni annuali pagati allo Stato.

Questa decisione, adottata da numerosi comuni e supportata dal decreto ministeriale, sembra suscitare una serie di polemiche. Infatti, chi desidera entrare nel mercato annuncia una valanga di ricorsi contro la proroga, mettendo in dubbio la validità di tale estensione.

Il beneficio per le imprese non si limita solo alla proroga. Infatti, il taglio del 4,5% del canone annuali è presentato come una misura di supporto. A questo si aggiunge un’interessante contraddizione: nonostante l’annunciato risparmio, nell’estate precedente, come in molti sanno, si si sono registrati consistenti aumenti dei prezzi di ombrelloni e lettini. Questo solleva nono pochi interrogativi sulla reale convenienza di queste agevolazioni per gli operatori balneari e suggerisce che la questione della redditività degli stabilimenti potrebbe essere sproporzionata.

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Il meccanismo di adeguamento dei canoni vecchio, piace all’Europa

Il meccanismo di adeguamento dei canoni, basato su indici di inflazione Istat, viene evidenziato come un sistema, risalente agli anni Novanta e (quindi vecchio), che non tiene conto delle dinamiche economiche attuali e dei reali costi sostenuti dagli operatori balneari. Nonostante il taglio dei canoni, il rapporto della Corte dei Conti rivela che lo Stato ha incassato solo 92,5 milioni nel 2020 dalle 12.166 concessioni, con un canone medio di 7.603 euro rispetto al fatturato medio stimato di 260mila euro per ogni stabilimento.

La mancata messa a gara delle concessioni balneari è vista come  un problema, portando l’Italia a una seconda procedura di infrazione europea. Bruxelles  infatti,  ha dato un ultimatum di due mesi al governo italiano affinché si adegui alla direttiva Bolkestein del 2006, minacciando il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea. La scadenza imminente di 10 giorni per evitare lo scontro mette il governo di fronte alla necessità di trovare un accordo tra chi sostiene la proroga delle attuali concessioni e la parte più moderata che desidera conformarsi alle norme europee.

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