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Parliamo di coworking. Di che cosa si tratta nel dettaglio e come funziona? Vediamo gli aspetti pratici nonché quelli fiscali.

Coworking: che cosa significa

Inteso soprattutto come situazione alternativa per poter svolgere una propria attività, il coworking permette di condividere spazi di lavoro tra più soggetti, i quali hanno tuti autonomie gestionali e lavorative. Esso rientra a pieno titolo tra le attività di “sharing economy” e permette a molti soggetti di accedere a prestazioni o servizi. Nato nel 2005 a San Francisco, in Italia ed i Europa ha avuto successo soprattutto a partire dagli anni della pandemia. Il vantaggio sta nel garantire l’accesso a luoghi che siano perfettamente adibiti ad uso ufficio. Ecco perché questi spazi sono in genere proposti da coloro che svolgono attività imprenditoriale: commercialisti, geometri, avvocati, freelance.

Gli aspetti fiscali

Per ciò che riguarda gli aspetti fiscali, l’affitto di uno spazio adibito a ciò è soggetto ad IVA al 22%, in quanto far riferimento ad una generica prestazione di servizi, tranne alcune eccezioni. Tali eccezioni possono, ad esempio, riguardare l’applicazione di imposte indirette per alcune categorie, del calibro di associazioni del terzo settore. I guadagni ottenuti andranno considerati ai fini IRPEF per la determinazione dello scaglione in cui si rientra, se si svolge attività individuale; altrimenti, rientrerà tra i redditi di impresa.

Il canone da coworking rientra tra i costi deducibili, soltanto se non siamo soggetti al regime forfettario e se il contratto è collegato strettamente alla propria attività. Secondo gli esperti, entro la fine del 2024 vi saranno ben circa 5 milioni di persone che decideranno di usare la soluzione del coworking, con una crescita del 158% rispetto all’anno 2020.

Da considerare, inoltre, come l’avviamento di uno spazio del genere non preveda locali di grandi dimensioni, oltre alla possibilità di iniziare un’attività anche in franchising riducendone i costi iniziali. Di contro, è possibile che almeno inizialmente vi sia una certa ambiguità nei contratti, dato che si tratta di scritture atipiche. Il consiglio, in questi casi, è sempre quello di farsi affiancare da consulenti sia per la creazione del contratto, sia per tutte le fasi successive.

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