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Le multe per eccesso di velocità catturate dagli autovelox, simili a quelli utilizzati a Treviso sulla Tangenziale, potrebbero essere destinate all’annullamento*. Questa svolta giuridica segue una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha dato ragione a un avvocato e automobilista trevigiano, contestando una multa ricevuta per aver superato di 7 km/h il limite di velocità consentito.

(* La richiesta può essere presentata entro 60 giorni dal ricevimento del verbale dinanzi al Prefetto, o entro 30 dinanzi al giudice di pace. Per tutte le multe che risalgono a un periodo antecedente, invece, si è verificata una sorta di sanatoria)

Il caso prende le mosse da un contrasto legale iniziato due anni fa e che ha visto opporsi il giudice di pace e la magistratura ordinaria, con risultati finora discordanti. La decisione della Corte si fonda sull’assenza di una verifica tecnica dettagliata, necessaria per l’omologazione degli autovelox, nonostante l’autorizzazione iniziale del ministero delle Infrastrutture.

Questo vuoto normativo, se non colmato, potrebbe ora impedire l’applicazione di sanzioni pecuniarie agli automobilisti sorpresi da apparecchiature ritenute non conformi. Un dettaglio non di poco conto, considerando che nella regione Veneto le multe per infrazioni stradali generano entrate per circa 50 milioni di euro all’anno, di cui un terzo derivante proprio dal superamento dei limiti di velocità.

Il Comune di Treviso, che normalmente incassa quasi 4 milioni di euro da queste violazioni, si trova ora in una situazione finanziaria incerta, in attesa di vedere come il governo risponderà a questa complicata vicenda legale. Gli automobilisti, nel frattempo, potrebbero trovare un temporaneo sollievo dalle multe, ma il dibattito sulla sicurezza stradale e la regolamentazione degli autovelox è destinato a infiammarsi.