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La riforma fiscale e la revisione delle aliquote Irpef potrebbe tradursi per alcuni lavoratori in un vantaggio, ovvero quello di pagare meno tasse. Ma come cambieranno gli stipendi dei lavoratori italiani? Irpef a tre aliquote ed ampliamento del primo scaglione di reddito. Potrebbero essere queste le principali misure della riforma fiscale del Governo, stando alle dichiarazioni del vice ministro dell’Economia Maurizio Leo. 

L’obiettivo è quello di ridurre la pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati. Con la riforma fiscale, le aliquote potrebbero passare a tre: 23%; 33%; 43%. Dopo l’ok da parte de Consiglio dei ministri alla legge delega, la riforma fiscale potrebbe trovare applicazione a partire dal 1 gennaio del 2024, con effetto sulle dichiarazioni dei redditi del 2025.

Aliquote Irpef: le ipotesi

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato che l’obiettivo è ampliare il primo scaglione che oggi sconta il 23% di Irpef per i redditi fino a 15.000 euro e ridurre l’imposizione fiscale.

Attualmente l’Irpef pagata dalla maggior parte degli italiani prevede quattro aliquote: 23% fino a 15mila euro di reddito, 25% da 15mila a 28mila, 35% da 28mila a 50mila e 43% oltre i 50mila. Le ipotesi di rimodulazione dell’imposta, attualmente sul tavolo, sono sostanzialmente tre, con costi diversi per lo stato.

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  • 3 aliquote Irpef del 23% fino a 15mila, del 27% fino a 50mila e del 43% oltre 50 mila
  • 3 aliquote Irpef del 23% fino a 28mila, del 33% fino a 50mila e del 43%  oltre 50 mila
  • 3 aliquote Irpef del 23% fino a 28mila, del 35% fino a 50mila e del 43% oltre 50mila.

Il Ministero dell’Economia ha stimato che la rimodulazione dell’Imposta sulle persone fisiche, inciderebbe comunque in maniera marginale in termini di costi e confermato l’intenzione di attuare l’intervento mediante una revisione delle tax expenditures, ovvero le detrazioni e le deduzioni fiscali.

Quali redditi saranno avvantaggiati?

Le certezze in tal senso sono al momento ancora poche, soprattutto perché non sono noti i dati delle detrazioni che, con l’aliquota, partecipano al calcolo dell’imposta.

La Fondazione nazionale dei commercialisti ha effettuato delle simulazioni con le aliquote Irpef rimodulate per tre diverse tipologie di reddito (dipendente, pensionato e autonomo) e per quattro diverse soglie reddituali (20mila euro, 35mila, 50mila e 60mila), ipotizzando altrettanti scenari. Da quanto è emerso, appare piuttosto evidente che quasi tutti i redditi, quindi trasversalmente un po’ tutte i lavoratori, potrebbero trarre vantaggio dalla riforma fiscale.

Se in valore assoluto risparmierebbero di più i lavoratori con redditi più alti, in virtù della struttura progressiva dell’Irpef a scaglioni, in termini relativi il taglio alle imposte inciderebbe maggiormente sulle fasce di reddito più basse. In particolare, nel terzo scenario ipotizzato, (23% fino a 28mila, 35% fino a 50mila e 43% oltre 50mila), si avrebbero 100 euro di risparmio per la fascia più bassa e 260 euro per tutti gli altri redditi oltre 28mila euro.

L’effetto finale, ha sottolineato la Fondazione, “dipenderà dalle modifiche eventualmente apportate alla no tax area e al sistema delle detrazioni e delle altre spese deducibili che potranno incidere in maniera significativa anche sui redditi più elevati a seconda delle scelte operate”.

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