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Tra pandemia, guerra, difficoltà occupazionali sono donne e giovani a percepire maggiormente questa sensazione.

Difficoltà occupazionali, l’incertezza per il futuro o il desiderio di uscire di casa ed emanciparsi dai genitori, il mutuo trentennale per una prima casa. Sarà questo insieme di motivazioni che in Italia solo 1 giovane su 12 riporta uno stato di benessere mentale pieno.

Insomma, dopo pandemia, guerra, condizioni climatiche instabili arriva ll’AXA Mind Health Report 2023 a spiegare come l’Italia sia il fanalino di coda in Europa.

Il report conferma l’Italia come ultima per il livello di benessere

L’indagine arriva dall‘AXA Mind Health Report 2023, report condotto da Ipsos e realizzata su un campione di oltre 30 mila persone tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi del Mondo, tra cui l’Italia.

Stando a quanto riporta l’indagine, l’Italia si conferma ultima in Europa per il livello di benessere mentale. Questo, nonostante cresca comunque la propensione a prendersene cura e parlarne, magari affidandosi a psicologi.

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A livello mondiale, inoltre, il nostro Paese insieme al Giappone condivide il più basso tasso di natalità al mondo. Da noi però, si registra la percentuale più bassa di persone che avvertono uno stato di pieno benessere mentale.

Le difficoltà maggiori

Secondo il report le difficoltà maggiori vengono riportate dai ragazzi. Tra di loro il 38% sente l’effetto di un uso incontrollato di sociale e tecnologie. E poi le donne, complice la disparità di genere avvertita quotidianamente.

Infatti, oltre il 40% di loro ha visto mettere in dubbio le proprie capacità proprio per colpa di una diversa sessualità e 1 su 3 racconta di aver ricevuto commenti indesiderati sul proprio genere.

E poi tra tutti un altro tema è quello che riguarda la percezione del benessere su posto di lavoro. Il legame tra salute mentale generale e benessere professionale inteso come  capacità di sentirsi concentrati e focalizzati sugli obiettivi, emerge  che soltanto il 15% dichiara di sentirsi altamente produttivo.

Insomma, migliore è lo stato mentale, minore è l’intenzione di cambiare lavoro. Non a caso, uno dei più grandi antidoti sembra proprio il fenomeno delle grandi dimissioni. Inoltre, sembra proprio il lavoro ibrido quello preferito dagli italiani e quando possibile, la settimana corta.

Qualcosa sta cambiando

Almeno per quando riguarda la consapevolezza del problema qualcosa sembra cambiare. Sempre più persone, infatti, accettano il problema senza ricorrere all’autodiagnosi. Un segnale importante che dimostra come certi “tabù” stiano lentamente crollando e, viceversa, la nostra consapevolezza collettiva attorno al problema crescendo, anche in ottica di prevenzione.

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