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Da più di un anno le banche stanno avviando un nuovo business che anticiperebbe la liquidazione ai dipendenti pubblici.

L’idea nasce dall’ormai fisiologico ritardo della Pubblica Amministrazione, anche attraverso l’Inps, di erogare al lavoratore in pensione il trattamento di fine rapporto ( TFR)  o quello di fine servizio (TSF).

Le tempistiche della Pubblica Amministrazione

In molti casi, come spiega il quotidiano Repubblica, prima del ricevimento dell’importo possono trascorrere anche 24 mesi, nel caso soprattutto di pensione anticipata o di vecchiaia.

In questo gap amministrativo, le banche entrano per risolvere il problema, chiamate in causa dopo alcuni provvedimenti degli scorsi anni che si propongono di colmare la disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati. Nel dettaglio, gli istituti di credito si sostituiscono di fatto alla Pubblica Amministrazione, anticipando ai dipendenti che si congedano dal lavoro almeno una parte della liquidazione spettante. Chiaramente non gratuitamente.

A quanto può ammontare il tasso di interesse e come funziona il sistema

Sono previsti due diverse modalità di erogazione dell’anticipo. Il primo, il più utilizzato, prevede che le banche concedano prestiti fino a un massimo di 45 mila euro a un tasso di interesse agevolato, pari al rendimento medio dei titoli pubblici (il cosiddetto Rendistato) con durata simile al finanziamento, più lo 0,40% di maggiorazione.

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Sono molte le banche che lavorano in questo senso, grazie anche all’accordo siglato dall’Abi con il governo, come Banca Sella, Unicredit e Cassa di Ravenna. Il funzionamento del sistema prevede che l’ex dipendente pubblico cede il suo credito alla banca, in un modo molto simile a quanto avviene nei casi del superbonus 110%. Successivamente, l’intermediario gira al lavoratore l’anticipo, accreditando le somme entro 15 giorni dalla stipula del contratto e viene poi ripagato direttamente dall’ente.

Il rimborso è coperto fino all’80% dal Fondo di Garanzia. Questo di fatto permette alle banche di evitare i requisiti di capitale, considerando in un’ottica di vigilanza meno accantonamenti.

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