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Secondo il Diversity Brand Index, le imprese che effettuano la parità di genere guadagnerebbero di più. Ecco i risultati dello studio.

Parità di genere: +23% per chi la promuove

In Italia ancora la parità di genere risulta essere al di sotto della media europea, anche se molte cose sono cambiate. Attualmente, il nostro Paese si trova al quattordicesimo posto in questa speciale classifica. Promuovere la parità di genere, con riduzione del gender gap e della difficoltà di accesso ai ruoli di manager per le donne, sembrerebbe far aumentare il fatturato secondo uno studio. In Italia, soltanto il 28% dei manager è costituito da donne. Si tratta di un dato in crescita che, però, rimane ampiamente sotto la media dell’Unione Europea. 

La ricerca di Diversity Brand Index ha, infatti, evidenziato come le imprese che hanno effettuato strategie al fine di assicurare la parità di genere hanno fatturato oltre il 23% in più rispetto alle altre. Ricordiamo, inoltre, che le strategie per raggiungerla sono un obiettivo considerato anche dall’UE, che cerca di incentivarla in ogni caso, sia a livello di accesso all’istruzione, che alla politica, cure mediche e al lavoro.

Incentivi e sgravi contributivi per chi la effettua

Le imprese che si prodigano per la parità di genere possono, inoltre, ottenere degli sgravi contributivi sia INPS che INAIL, nella misura dell’1%, fino ad un limite massimo di 50.000 euro annui. Ancora, è possibile che le aziende ottengano ulteriori sgravi contributivi se assumono donne lavoratrici che si trovano sotto disoccupazione o in particolari situazioni di difficoltà.

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La parità di genere fatica ancora a diventare una realtà, a cause della presenza di alcune “criticità”, come le disuguaglianze che ancora ci sono nell’accesso al mercato del lavoro, l’alternanza tra il lavoro e la vita familiare, nonché la presenza dei congedi di maternità e la possibilità per le donne di accedere a scatti di carriera. Anche per ciò che concerne i ruoli politici, soltanto il 31% delle donne ha una posizione rilevante, sempre sotto la media europea.

L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere il 60% delle donne regolarmente occupate sul lavoro, al fine di aumentare ulteriormente il fatturato delle imprese ed arrivare ad un miglioramento generale delle condizioni economiche. 

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