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L’E-Commerce in Italia continua a crescere: i dati relativi al 2023 ci svelano come questo sia in salita.

E-Commerce: i dati italiani

Secondo una ricerca dell’Osservatorio e-commerce del Politecnico di Milano, nel 2023 si è registrata una crescita esponenziale degli acquisti online. Avrebbero, infatti, superato ben i 54,2 miliardi di euro. Le statistiche sono positive anche in virtù delle previsioni degli anni successivi. Si tratta, in ogni caso, di un dato che è in crescita a livello globale e non certo una realtà soltanto italiana.

Cresciuto notevolmente del 2020-2021, a causa della pandemia mondiale da Covid-19, l’acquisto online è rimasto uno dei preferiti dagli italiani, forse proprio per la comodità. Fatto sta che il numero è cresciuto dal 2021, raggiungendo risultati grandiosi. Nel 2023, infatti, sarebbero 33 milioni gli italiani che hanno scelto di compiere i propri acquisti online, con richieste sempre più specifiche. Un dato che fa bene anche all’export italiano, dato che online si può raggiungere tutti i consumatori che vogliamo: le esportazioni del nostro Paese sono senza dubbio aumentate, arrivando ad una crescita del 6,8%, che verrà senza dubbio raggiunta e confermata anche per il prossimo anno.

I settori più virtuosi

Vediamo, adesso, quali sono i settori più virtuosi nell’e-commerce nel nostro Paese. Quello del turismo e dei trasporti ha registrato un +30%, mentre il settore bellezza un buon 11%. A seguire, il settore dell’elettronica e dell’informatica, a pari con l’editoria, a 8%, mentre l’arredamento e l’abbigliamento sono aumentati del 7%, secondo i dati riportati dall’Osservatorio.

Differente la situazione del food, che ha registrato una discesa sulle vendite e-commerce, nella misura del -0,5%. La crescita complessiva registrata per l’Italia, in ogni caso, segue il trend mondiale, che vede un netto incremento della vendita online.

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Le vendite online nel mondo, invece, hanno raggiunto i 5,4 trilioni di dollari. Gli Stati Uniti e la Cina, da soli, rappresentano oltre la metà di questa cifra, pari al 52%. A seguire il Giappone, la Germania, il Regno Unito, il Canada e l’Australia.

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