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In questo articolo ci concentriamo sui buoni pasto, benefit di welfare aziendale sempre più apprezzati dai dipendenti, anche da quelli che operano in regime di smart working. Prima di approfondire il discorso però è opportuno aprire una piccola parentesi sulla pausa pranzo e su come si sia evoluta negli ultimi anni, soprattutto dopo l’avvento del Covid.

Fino a qualche decennio fa i collaboratori di aziende, imprese e officine potevano mangiare nella mensa aziendale, dove l’offerta culinaria era chiaramente limitata. Le mense aziendali sono ancora presenti in molti ambienti lavorativi, ma le aziende hanno compreso l’importanza di offrire più alternative a tavola ai loro dipendenti.

In Italia c’è sempre stata una forte tradizione gastronomica, quindi per i dipendenti è importante avere un’alimentazione salutare, soddisfacente e soprattutto in linea con i loro gusti. Non sempre i pasti nelle mense aziendali incontravano i gusti culinari dei collaboratori e così sono stati introdotti i buoni pasto, che gradualmente hanno visto crescere la loro popolarità.

I buoni pasto possono essere spesi dai dipendenti nei ristoranti, nelle pizzerie e in generale in tutte le attività ristorative convenzionate ordinando i loro piatti preferiti. La pausa pranzo risulta così pienamente soddisfacente e, poiché la buona tavola stimola anche il buon umore, i dipendenti con la pancia piena possono riprendere il lavoro dopo aver fatto il carico di energie con maggiore entusiasmo e produttività.

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Dopo questa parentesi possiamo introdurre il discorso dei buoni pasto nello smart working, una modalità di lavoro che si è diffusa soprattutto durante e dopo il lockdown. I buoni pasto possono essere fruiti anche da chi opera in regime di smart working? Assolutamente sì, poiché come evidenzia la legge n. 81/2017 i dipendenti che lavorano in smart working vanno equiparati ai dipendenti che svolgono le stesse mansioni in presenza, e quindi hanno diritto al medesimo trattamento economico e normativo.

Come sfruttare dunque i buoni pasto per chi opera in smart working? Ad esempio, ordinando tramite i servizi di delivery food il proprio piatto preferito e farselo spedire direttamente a casa, o comunque sul luogo dove si lavora in smart working. I dipendenti possono così ordinare pizze, panini o pranzi interi, o magari sperimentare cucine esotiche.

La cosa importante è che tutti i collaboratori, indipendentemente che amino la cucina tradizionale o che vogliano sperimentare a tavola, possono ordinare ciò che preferiscono e sentirsi pienamente soddisfatti dopo la pausa pranzo.

In alternativa chi opera in smart working può anche decidere di spendere i buoni pasto facendo la spesa al supermercato, ma questa è un’opzione valida per chiunque ha diritto a questi benefit. In questo modo è possibile prepararsi un pranzo salutare e genuino direttamente a casa, utilizzando gli ingredienti e gli alimenti preferiti.

Si tratta di una soluzione win-win: i dipendenti consumano i loro pasti preferiti, vedendo aumentare significativamente il loro potere d’acquisto, mentre le aziende migliorano il benessere lavorativo dei collaboratori grazie a questi strumenti che tra l’altro sono anche deducibili e quindi ammortizzano i costi.

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