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Si parla di un’intesa sulle norme per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali.

E’ stato dato il via libera dal Consiglio europeo all’accordo sulle tutele per i rider: le nuove regole avranno l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e regolare l’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme digitali. 

Le norme proposte dalla Commissione

Le norme sono state proposte per la prima volta dalla Commissione nel dicembre 2021, per tutelare i lavoratori di app come ad esempio Deliveroo Uber e Glovo. Spesso infatti i lavoratori di queste piattaforme vengono trattatati come veri e propri lavoratori autonomi nonostante siano comunque soggetti a regole molto simili a quelle dei normali dipendenti.

Stando alla legge deliberata l’utilizzo degli algoritmi sarà reso più trasparente, per poter garantire che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate.

Le nuove regole toccano 28 milioni di lavoratori

Il testo appena deciso, rappresenta un equilibrio tra la garanzia di standard minimi di tutela e il rispetto dei sistemi lavorativi nazionali. Di fatto, le nuove regole riguardano circa 28 milioni di lavoratori in base ai dati del 2022, che secondo le stime delle istituzioni comunitarie potrebbero diventare 43 milioni entro il 2025. 

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Si tratta del primo atto legislativo dell’UE che regola la gestione algoritmica sul posto di lavoro e stabilisce standard minimi europei per migliorare le condizioni di lavoro di milioni di lavoratori tramite piattaforma in tutta l’Ue“: ha così dichiarato Pierre-Yves Dermagne, vice primo ministro belga e ministro dell’Economia e dell’Occupazione.

Normativa rider, ecco quali saranno i cambiamenti

Durante il Comitato dei Rappresentanti Permanenti del Consiglio dell’Unione europea del mese scorso, i governi di Francia, Germania, Grecia ed Estonia si erano astenuti dal voto sull’ultima versione della direttiva. 

Il testo dell’accordo però, sarà ora messo a punto in tutte le lingue ufficiali e adottato formalmente dal Consiglio e Parlamento europei. Una volta completate le fasi formali dell’adozione, gli Stati membri avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale.

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