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L’Italia non starebbe rispettando alcune delle regole imposte dalla Commissione Europea, tra le quali anche l’inquinamento. Ecco tutte le novità

Ancora una nuova procedura d’infrazione e un deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Bruxelles sembra essere tornata a “bacchettare” l’Italia su due questioni ancora irrisolte da anni: gli standard sulla qualità dell’aria e le acque di scarico. Nelle procedure d’infrazione di marzo, la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen avrebbe così deciso di deferire il governo italiano alla Corte Ue per non aver rispettato alcuni obblighi di raccolta e trattamento degli scarichi idrici previsti dalla direttiva europea. Non solo, ma la stessa Commissione Ue avrebbe aperto una nuova procedura d’infrazione per lo sforamento dei limiti giornalieri di concentrazione dell’inquinamento atmosferico. Questione aperta, ancora giorni fa quando è scattata l’ennesima allerta smog nella Pianura Padana.

Le procedure d’infrazione UE: cosa sono?

Tra i dossier su cui lavorare ci sono le acque reflue e l’inquinamento atmosferico finite da tempo nel mirino delle istituzioni europee. La procedure di infrazione non è altro che uno dei principali strumenti attraverso cui l’Unione europea può garantire che ogni Stato membro rispetti le norme comunitarie. Questo compito è affidato alla Commissione europea, che può avviare una procedura d’infrazione per tre diversi motivi:

  • Sbagliata applicazione, quando una legge europea viene applicata in modo non corretto da uno Stato membro;
  • Mancata comunicazione: se lo Stato membro non comunica in tempo le misure scelte per applicare una direttiva;
  • Mancata applicazione: ovvero quando lo Stato membro non si allinea nei fatti con le indicazioni della legislazione europea.

Successivamente, la procedura d’infrazione si divide sostanzialmente in due diverse fasi. La prima è quella del pre-contenzioso, quando la Commissione europea rileva la violazione di una norma e chiede spiegazioni o misure correttive al Paese membro. La seconda è quella del contenzioso vero e proprio, in cui lo Stato viene formalmente deferito alla Corte di giustizia Ue, chiamata poi ad accertare se esso abbia effettivamente violato una legge e, nel caso, quanto sarà tenuto a pagare.

Quali sono le procedure a carico dell’Italia?

Stando a quanto riportano i dati del dipartimento per gli Affari europei della Presidenza del Consiglio, al 7 febbraio 2024 erano 71 le procedure di infrazione Ue a carico dell’Italia. Tra queste, ben 57 si rivolgevano ad una violazione del diritto dell’Unione e 14 per il mancato recepimento di direttive. Sostanzialmente, il settore su cui l’Italia sembra faticare a stare al passo con le norme europee è l’ambiente di seguito alcune delle più note:

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  • Riguardo l’ambiente l’Italia ha 18 procedure di infrazione;
  • Per gli Affari economici e finanziari (8);
  • Lavoro e politiche sociali (7);
  • Trasporti (7);
  • Concorrenza e aiuti di Stato (5);
  • Energia (5);
  • Affari interni (4);
  • Giustizia (3);
  • Affari esteri (2), Agricoltura (2), Appalti (2), Fiscalità e dogane (2), Libera circolazione delle merci (2), Salute (2),
  • Infine, libera prestazione dei servizi (1), Tutela dei consumatori (1).

Si parla di multe per più di 800 milioni di euro

Nel 2023 è stata presentata al Parlamento una relazione emerge che l’Italia avrebbe versato nelle casse dell’Unione europea circa 877,9 milioni di euro in sanzioni pecuniarie. La voce di spesa che si fa maggiormente spazio tocca la questione dei rifiuti in Campania, per cui il nostro Paese è stato condannato a pagare la somma forfettaria di 20 milioni di euro. Si aggiungono poi 120mila euro di penalità per ogni giorno di ritardo, che hanno fatto lievitare l’importo totale versato all’Ue. Non solo ci sarebbe anche il problema delle “discariche abusive”, che hanno pesato per circa 252 milioni, e questione del trattamento delle acque reflue, che ha presentato un conto da 142,8 milioni. Stando all’ultimo rapporto annuale della Commissione europea sulle procedure d’infrazione, presentato lo scorso anno, ma relativo al 2022, si aggiunge un ulteriore problema non indifferente. Nel 2022, infatti, l’Italia è stata all’ottavo posto in Ue per procedure d’infrazione aperte. Chiaramente, è necessario decidere come muoversi a proposito, puntando sul rispetto delle direttive europee che cercano di puntare ad un miglioramento del nostro continente.

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