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Mentre l’Europa sembra troppo concentrata sulle auto elettriche, l’Asia sta scommettendo sull’idrogeno per alimentare i veicoli. A questo punto qual’è l’approccio migliore?

Le auto elettriche sono davvero la giusta alternativa green, rappresentando così la soluzione migliore alla mobilità del futuro? L’obbiettivo globale ormai si sa, è quello di mettere al bando entro il 2030 tutte le vetture a combustibili fossili, ma i dubbi rimangono.

Il problema dell’economia interna

Se si guarda all’economia interna, la transizione all’elettrico incide sul tessuto economico italiano. Si è già parlato di 270mila posti di lavoro a rischio. In molti però pensano che questo non possa veramente essere considerato un reale problema. Infatti, l’Italia è chiamata ad un cambiamento tecnologico, come altri ne sono avvenuti nel corso degli ultimi decenni.

Compreso l’attuale, ci sono ancora a disposizione 13 anni per renderci conto tutti che qualcosa sta cambiando e deve cambiare. Un tempo più che sufficiente, se si parte da subito, per riuscire a convertire il modello economico, fino ad oggi trainato dai veicoli termici in una versione che possa funzionare per i veicoli elettrici.

I singoli elementi direttamente interessati dell’economia:

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  • La rete di concessionari;
  • Le fabbriche produttive: tutte le persone ad oggi coinvolte nella progettazione e produzioni di veicoli termici dovrebbero iniziare a lavorare sui veicoli elettrici;
  • La rete di assistenza: questo perché, i veicoli elettrici richiedono molta meno assistenza. Nonostante questo, anche con un cambio di approccio, sappiamo che non spariranno completamente i veicoli termici, quindi il tempo per l’adattamento sarà decisamente più lungo di 13 anni.

Probabilmente questo cambio di mercato permetterà, come già sta accadendo in questi anni, l’arrivo di molte altre aziende nel mercato, andando a creare ulteriori opportunità di lavoro. Questo significa che nonostante in molti ad oggi siano spaventati dal cambiamento, è possibile che questa transazione non possa creare dei veri scompensi.

L’elettricità non basta

Oltre ad un problema di insufficienza di colonnine per ricaricare l’auto, il tempo di ricarica è decisamente maggiore rispetto a un pieno di benzina. E ad oggi con una vita frenetica, è visto come uno svantaggio.

Una delle cose che si sente dire sulle auto elettriche è l’estrema convinzione che l’elettricità che creiamo non sia sufficiente.

È chiaro che, se improvvisamente tutti dovessimo passare all’elettrico, l’energia prodotta nel nostro Paese potrebbe non essere sufficiente per tutti. Ma è bene ricordare che l’Italia ha davanti ancora 13 anni per adattarsi. L’importante ora è creare e sviluppare infrastrutture che serviranno poi per soddisfare il fabbisogno.

Costruire l’economia circolare e le critiche sulle auto elettriche

Ormai si parla da tempo di economica circolare e l’irrigidimento delle varie leggi sull’inquinamento l’hanno resa ancora più importante.

Di fatto, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che punta a riutilizzare e riciclare i materiali, limitando lo spreco al massimo.

Se l’obiettivo dell’Unione Europeo è limitare l’emissione di gas serra, creando delle filiere di produzione attente al riciclo l’economia circolare, questo diventa uno dei punti fondamentali.

Al momento, tra i punti più criticati delle auto elettriche, è che non siano davvero ecologiche come dicono. Infatti, una volta su strada non emettono inquinanti nell’ambiente, ma la produzione soprattutto delle batterie, inquina di più rispetto alla produzione di un’auto termica.

Questo è vero, me è altrettanto vero che durante il ciclo di vita un’auto termica, continuando a inquinare, raggiungerà il peso inquinante della produzione di un’auto elettrica, fino addirittura a sorpassarlo, risultando così di fatto, veramente più inquinante rispetto a un’auto elettrica.

Ci sono però buone notizie. Ogni settimana vengono annunciati miglioramenti nei processi di riciclo, soprattutto delle batterie e investimenti in impianti di riciclo.

Tanto che, il riciclo delle batterie e dei vari materiali, sta diventando un vero e proprio business, in cui molte aziende stanno investendo per guadagnare.

Se da una parte c’è chi si arricchirà sfruttando questo business, dall’altra ci sarà una vera spinta all’economia circolare ma soprattutto all’ecologia.

Gli e-Fuel e l’uso dell’idrogeno

Ormai sono anni che si parla dell’idrogeno, ma nonostante questo, esistono più colonnine di ricarica elettriche che stazioni di rifornimento dell’idrogeno.

Infatti, il trasporto è molto impegnativo, lo stoccaggio anche e il rifornimento non si può fare con la stessa tranquillità di un pieno di un semplice carburante o della connessione a una colonnina elettrica. Inoltre, almeno al momento, il prezzo è tutt’altro che economico.

Ad offrirsi come valida alternativa ci sono gli e– fuel, ma hanno problemi di costi. E al momento le conseguenze e le domande sono molte e imprevedibili.

Infatti, se per quanto riguarda la transizione all’elettrico, il problema sembra essere una questione di lavoro per creare infrastrutture e ingrandire un mercato che già esiste, per quanto riguarda gli e-Fuel la questione è più complicata ma rimane  un’alternativa da tenere veramente in considerazione.

Perché l’idrogeno non entra nel mercato

L’idrogeno presenta una serie di problemi non indifferenti: dalla bassa efficienza a causa di elevate perdite di energia ai costi elevati.

Il modo più nitido per produrre idrogeno è l’elettrolisi: il processo di utilizzo dell’elettricità per dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno, ma è ad alta intensità energetica.

Questo significa che nel momento in cui si trasporta l’idrogeno ad una stazione di rifornimento, possono verificarsi più perdite. E se fosse risolvibile, il costo dello stoccaggio rimane elevato.

 Le infrastrutture per l’idrogeno?

Uno dei punti a favore per vendere auto ad idrogeno è che possono essere rifornite in pochi minuti, ma trovare un posto dove rifornire un’auto così alimentata è molto difficile.

Questo problema è il principale. Di fatto, chi decide di acquistare un’auto ad idrogeno se le stazioni di rifornimento non esistono? E soprattutto quale azienda deciderà di investire nelle stazioni di rifornimento se le auto non saranno disponibili?

Il rischio di investimento iniziale della costruzione di un’infrastruttura ad idrogeno al momento è piuttosto alta per un’azienda. Quindi, è probabile che affrontare questo problema richieda una pianificazione e un coordinamento unificato che riunisca Governi, industria e investitori.

Quale sarà davvero il futuro

Se come detto prima, attraverso l’economia circolare i vari problemi legati all’elettrico possono essere risolvibili compreso il riuso delle batterie, rimane una mancanza di un’infrastruttura per il rifornimento ad idrogeno, che complica la sua economia circolare.

Le sfide legate al trasporto del carburante e il fatto che per far muovere un veicolo ad idrogeno è necessaria molta più energia rispetto a un veicolo elettrico, significa che, almeno per ora, il futuro potrebbe ancora essere elettrico a batteria.

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