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In Italia, la Partita Iva è al secondo posto in Europa: ecco perchè

Partita Iva in Europa: i dati

Seconda dopo la Grecia. E’ la posizione dell’Italia per la Partita Iva in Europa. Lo rivela uno studio Eurostat del 2023. Di contro, troviamo paesi come la Norvegia che si trovano all’ultimo posto, con solo il 3,7% di lavoratori autonomi nella fascia d’età 18-64 anni. Ma quali sono le ragioni di questo particolare fenomeno? Secondo gli esperti economisti, i paesi che hanno tale dato più basso hanno un mercato del lavoro ben più strutturato ed un ambiente lavorativo che offre sicurezza e stabilità a tutti i lavoratori. Al contrario, nei paesi come la Grecia e, appunto, l’Italia, non si verificherebbe ciò.

La percentuale che riguarda l’Italia è del 19,3%, contro il 26% della Grecia. La forma lavoro autonoma ormai non riflette più soltanto la storica valorizzazione del Made in Italy e dell’imprenditorialità, ma soprattutto riguarda la complessità del mercato del lavoro dipendente. Secondo, invece, i dati Eurostat del 2022, l’Italia è al sesto posto nell’Unione Europea per i lavoratori con contratti precari. Si stima essi siano, infatti, il 13,5%.

Il gap tra i vari paesi dell’Europa

Sempre vedendo le percentuali di Partite Iva in Europa, possiamo notare un vero e proprio gap tra alcuni paesi. Ovviamente è necessario prendere in considerazione il cosiddetto gender gap dell’imprenditoria. Attraverso i dati presentati, infatti, si notano molteplici disparità tra i tassi di imprenditorialità tra le donne e gli uomini nei vari paesi dell’Europa.

Anche in questo caso, il gap più marcato è della Grecia. Qui la percentuale di uomini imprenditori è quasi il doppio rispetto a quella delle donne. Si parla, infatti, di un 33,1% di uomini contro il 17,1% di donne. Anche in Italia ed in Polonia vi sono differenze enormi, con gli uomini che superano le donne rispettivamente di 8 e di 11 punti a livello percentuale.

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La Norvegia ha un divario molto meno esteso, con una differenza minima tra uomini e donne: 2,7% contro il 4,7%. Si tratta di un mercato, infatti, molto più equilibrato rispetto a quello che siamo soliti considerare noi.

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