Oltre all’impennata dei costi energetici tra le conseguenze della guerra in Ucraina anche gli aumenti di mais e grano.
Mais e grano, l’impennata
Un clima di estrema incertezza quella che ha determinato gli aumenti di mais e grano che rischia di contribuire ad un’ulteriore crescita dell’inflazione del nostro Paese.
Tutta la situazione pesa quindi sulle materie prime alimentari, soprattutto di cerali a causa del blocco delle attività dei porti di Odessa e Mariupol.
Secondo i dati, il mais ha raggiunto valori massimi dal 2013, per il grano invece l’ultima impennata risale al 2008.
Infatti, i due protagonisti, Russia e Ucraina insieme valgono 1/3 del commercio mondiale di grano, per l’80% delle esportazioni di olio di girasole e 19% per quello del mais.
A rendere più difficile la ricerca di fonti alternative è la siccità che ha ridotto la disponibilità di Canada, Stati Uniti e Sud America, con i prezzi che come aumentano, come conseguenza dell’offerta ridotta.
Situazione che si fa sentire anche sugli scaffali dei supermercati italiani, con aumenti di pane pasta e farina che per ora si ferma al 38%.
Caro benzina
Nell’ultimo periodo i prezzi di gas naturale e petrolio non sembrano fermarsi, soprattutto alla luce delle notizie che arrivano dall’Ucraina, arrivando a cifre mai viste prima.
In Italia, la benzina costa attualmente circa 2,2 euro al litro, un prezzo che non si vedeva da anni e che sta svuotando i portafogli di molte famiglie italiane.
Ad essere penalizzati da questa situazione, sono soprattutto gli atuotrasportatori e le loro proteste hanno spinto il Governo ad intervenire.
Infatti, pare che il Governo stia lavorando ad un bonus per rallentare i rincari di diesel benzina. Il fondo messo a disposizione dall’esecutivo dovrebbe variare tra il miliardo e il miliardo e mezzo con cifre per autotrasportatori, famiglie e imprese.
Ancora non è stato confermato nulla, ma probabilmente i beneficiari del bonus dovranno presentare il proprie ISEE come parametro di riferimento.
Aumenta il prezzo anche di altri beni
Non solo mais, grano e benzina, ma anche altri beni primari sono stati coinvolti da questa situazione. Ad esempio l’oro considerato bene rifugio, è aumentato del 2.3% , il nichel metallo utile per la produzione di batteria è arrivato ad un +4% e il palladio con una variazione del 2,46%. Aumenti che inevitabilmente rallentano le imprese, ma anche la ripresa economica dell’intero Paese.