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Dopo il caro bollette arriva anche il caro montagna: ipotesi rincari del 12% sugli skipass

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Il caro bollette arriva anche in montagna, tanto da far preoccupare per l’andamento della prossima stagione invernale.

Come previsto, l’aumento dei costi dell’energia potrebbe avere importanti ripercussioni sugli skipass per la prossima stagione invernale, la denuncia di ANEF.

Gli aumenti per pareggiare i maggiori costi

Stando alle stime riportate da Anef, l’Associazione nazionale esercenti funiviari, per riuscire a pareggiare le maggiori spese che gravano sui gestori degli impianti, il prezzo degli skipass dovrebbe aumentare fino al 30%.

Nonostante le stime, la presidente di Anef ha assicurato che gli aumenti si fermeranno tra il 5% e il 12%. L’aumento “contenuto” evita così di allontanare completamente gli appassionati dagli impianti.

Si richiede l’aiuto del governo

L’associazione spiega come molto probabilmente, quest’anno sarà peggio del periodo covid, ammettendo anche di non avere troppe soluzioni per risolvere il problema.

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Chiaramente, l’idea di fermarsi almeno per quest’anno non può essere immaginata perché altrimenti si fermerebbe tutta la filiera. Filiera che non tocca solo gli impianti sciistici, ma che si allarga anche a tutto il settore del turismo, bar, ristoranti e alberghi, con ripercussioni su milioni di famiglie.

Insomma, è chiaro come ora la luce sia puntata sul Governo a cui l’associazione chiede di riconoscere in modo formale le aziende funiviarie quali energivore e le aiuti ad affrontare questa situazione di difficoltà che, purtroppo, non dipende dalla capacità imprenditoriale.

L’associazione ha già calcolato che la componente energia potrà pesare dal 10 al 30% nei bilanci degli imprenditori funiviari.

Anef e la filiera invernale

Attualmente l’Associazione rappresenta circa il 90% del volume d’affari delle aziende italiane che lavorano nel settore degli impianti a fune, sia sulle Alpi sia sugli Appennini. Il livello rappresentativo, è caratterizzato dall’adesione diretta, o tramite le sezioni territoriali, di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 11.000 persone, tra stagionali e fissi.

Un popolo che potrebbe essere ulteriormente affondato dall’ondata inflazionistica e da come questa possa incidere direttamente sul loro lavoro.

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