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La stagione della dichiarazione dei redditi è alle porte ma la moneta virtuale non sarà più ignorata.

Le monete virtuali in dichiarazione

L’Italia è stato uno dei primi paesi a legiferare in ambito di monete virtuali per quanto riguarda l’antiriciclaggio. In molti però, stanno sottovalutando gli aggiornamenti in questo ambito, credendo non esista niente in materia, anche se in realtà esiste una prassi in merito.

Le monete virtuali necessitano di essere dichiarate in quanto considerate attività di natura estera ed obbliga i possessori ad indicarle nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Questo significa che chi è in possesso di moneta virtuale è obbligato a fare il monitoraggio fiscale, comunicando all’amministrazione le attività di natura estera, come le criptovalute, passibili di produrre un reddito imponibile.

Avere criptovalute non obbliga automaticamente il pagamento delle tasse

Il discorso è valido, anche nel momento in cui le monete virtuali non stanno generando ricchezza. In questo caso però, il monitoraggio fiscale non comporta il pagamento di alcuna imposta.

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La dichiarazione delle criptovalute non si traduce necessariamente in pagamento delle tasse. Ad esempio, nel caso in cui il portafoglio elettronico ( wallet), considerato l’equivalente di un deposito tradizionale, abbia una giacenza superiore a 51.645 euro per 7 giorni consecutivi, allora sarà obbligatorio il pagamento di un’imposta sostitutiva del 26% in caso di prelievo.

I rischi per chi non dichiara le criptovalute

Chiunque non dichiari le proprie monete virtuali commette un reato e, a seconda della gravità dell’illecito, può essere di tipo penale o amministrativo. In linea generale, si rischia di pagare una sanzione che va dal 3 al 15% dell’importo non dichiarato del valore finale. Oppure, dal 6 al 30%, nel caso di una situazione di blacklist oppure di paradisi fiscali.

Al contrario, se la moneta virtuale non dichiarata genera un reddito annuo superiore a 50.000,00, euro si rischia la reclusione, perché l’atto equivale ad un’evasione.

La Guardia di Finanza ha già iniziato le attività di controllo per contrastare fenomeni di riciclaggio, verificando che gli investimenti in moneta virtuale siano realmente presenti nella dichiarazione dei redditi del contribuente interessato.

Le attività di controllo

In questo contesto, Il ruolo svolto dal registro degli operatori in criptovalute istituito in Italia nel 2022 è molto importante. Infatti, l’istituto segnala alla Guardia di Finanza le generalità e l’ammontare di quanto transato dal contribuente.

Quindi, attraverso un incrocio di dati forniti dal registro degli operatori in cripto con quelli presenti nelle dichiarazioni dei redditi, è possibile risalire più velocemente a situazioni illecite.

Inoltre, è importante dichiarare l’intero ammontare e non solo una parte, perchè in caso contrario si commette un illecito che può diventare anche un reato.

I controlli delle attività fiscali possono risalire a movimenti di molti anni prima e quindi è bene mettere tutto nero su bianco.

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