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Conviene tenere il TFR in azienda o, piuttosto, è meglio farlo confluire su un fondo pensione? Il contesto economico e finanziario, particolarmente volatile e incerto, ha contribuito ad alimentare i dubbi circa le scelte in materia di previdenza e risparmio. Lo scorso anno l’inflazione ha raggiunto picchi vicino al 12%, determinando una rivalutazione del trattamento di fine rapporto di circa il 10% (l’8,3% al netto dell’imposta sostitutiva). I fondi pensione hanno invece accusato una perdita media tra il 9,8% e l’11,5%. 

Il risparmio previdenziale non è adeguatamente pianificato e talvolta questo si traduce in scelte sbagliate, di cui il risparmiatore si accorge solo al momento delle pensione. Quando ormai è troppo tardi. E proprio il periodo di crisi che stiamo vivendo, contribuisce a mettere in luce quanto sia importante pensare alla propria pensione per tempo. Dunque, che cosa conviene fare? Qual è la scelta migliore per un lavoratore oggi? Meglio la strada del TFR o iniziare a versare il denaro in un fondo pensione?

TFR, l’analisi elaborata da Smileconomy

Secondo un’analisi elaborata da Smileconomy per conto de l’Economia del Corriere della Sera, spostare il TFR in un fondo pensione è oggi la scelta più conveniente. La società ha messo a confronto la rivalutazione del TFR in azienda, o presso il fondo di Tesoreria dell’Inps per le società con più di 50 dipendenti (ogni anno il TFR si rivaluta dell’1,5% fisso maggiorato del 75% del tasso di inflazione), delineando120 differenti scenari di possibili andamenti dei fondi pensione negli ultimi 20 anni, tramite l’analisi del rendimento rolling.

Gli esperti hanno effettuato delle simulazioni per evidenziare vantaggi e svantaggi delle due alternative. In particolare, Smileconomy ha simulato cosa potrebbe accadere a tre profili diversi di lavoratori, appartenenti a tre fasce di età (30, 40 e 50 anni) che dovessero decidere di conferire il TFR in un fondo pensione.

Ne è emerso che, in uno scenario equilibrato, scegliendo una linea con un profilo di rischio elevato, un trentenne o un quarantenne che dovesse decidere di trasferire il trattamento di fine rapporto nella previdenza complementare, potrebbero andare in pensione con un capitale più che raddoppiato rispetto a chi invece, al contrario, scegliesse di tenerlo in azienda.

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Numeri che parlano chiaro

Nel dettaglio riportato dal Corriere, un 30enne con stipendio netto di 1.500 euro si ritroverebbe un capitale finale di 154.899 euro, il 127% in più rispetto ai 68.255 euro del TFR in azienda, mentre un 40enne con stipendio netto 2.000 euro si ritroverebbe il 104% in più rispetto ai 98.206 euro del dipendente con TFR in ditta. Emerge che, scegliendo una linea con un profilo di rischio elevato, un trentenne o un quarantenne che avesse optato per un fondo pensione, potrebbe arrivare al momento della pensione disponendo di un capitale più che doppio rispetto a un collega con TFR in azienda.

“La misura effettiva del guadagno dipende dall’età, dalla linea di investimento scelta e dallo scenario di andamento dei mercati, oltre che dai costi — spiega il fondatore di Smileconomy, Andrea Carbone —. Per simulare l’andamento dei mercati (e quindi calcolare il rendimento dei fondi pensione, ndr) non abbiamo considerato un solo scenario, ma 120 diversi scenari di possibili andamenti degli ultimi 20 anni, con metodo rolling”. Ed i dati parlano chiaro. La scelta più conveniente è il fondo pensione.

“La scelta, da un punto di vista di rendimento atteso, al netto di costi, fiscalità ed inflazione, direbbe quindi che, male che vada (scenario prudenziale), il TFR conferito in una forma di previdenza integrativa potrebbe rendere lo stesso o poco più della liquidazione lasciata in azienda. Con l’attesa, però, che mediamente (scenario equilibrato) le cose potrebbero andare molto meglio, raddoppiando addirittura le risorse a disposizione al momento della pensione», conclude il fondatore di Smileconomy.

Nonostante questa evidenza, i dati Covip (Commissione di Vigilanza sui fondi pensione) aggiornati a luglio 2022 mostrano un’altra realtà: dei 376 miliardi di TFR maturati dal 2007, solo il 22% (82 miliardi) è stato destinato ai fondi pensione. 

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