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La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato al 2023 il bonus acqua potabile, la misura che consente di beneficiare del credito d’imposta del 50% delle spese sostenute nel 2022 per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare, finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti. Le informazioni sugli interventi devono essere trasmesse in via telematica all’Enea.

Dal 1° febbraio sino a al 20 febbraio 2023, è attiva l’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate per usufruire del bonus acqua potabile. Dalla sezione Servizi, nella categoria Agevolazioni, alla voce Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile è possibile inoltrare la domanda.

In alternativa, è possibile predisporre un file conforme alle specifiche tecniche presenti nella scheda informativa da sottoporre, prima dell’invio definitivo, ai controlli di conformità mediante il software dell’Agenzia delle Entrate.

Bonus acqua potabile, come funziona?

Il bonus acqua potabile può essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure in dichiarazione dei redditi. E’ fondamentale che le spese sostenute siano documentabili (ad esempio tramite fattura elettronica o documento commerciale che riporti il codice fiscale del soggetto richiedente il credito) e comunque tracciabili (pagamenti diversi dai contanti).

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Il credito d’imposta spetta ai soggetti che sostengono le spese su immobili posseduti o detenuti in base a un titolo idoneo. Si tratta, in particolare, di soggetti che posseggono l’immobile in qualità di proprietario o di titolare di altro diritto reale oppure in qualità di detentore in caso di contratto di locazione, affitto d’azienda e comodato d’uso. Non sono previsti limiti ISEE.

A quanto ammonta il bonus acqua potabile?

L’importo massimo delle spese su cui calcolare il bonus acqua potabile è fissato in:
• 1.000 euro per ciascuna unità immobiliare, per le persone fisiche non esercenti attività economica;
• 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti.

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