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Il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB), la prima a crollare tra le banche assicurate dalla FDIC, ha destato non poca preoccupazione, soprattutto per il rischio che possa innescarsi una sorta di effetto a catena coinvolgendo altri istituti bancari. Se, al momento, non sembra esserci un pericolo concreto per le banche europee ed italiane è interessante sapere cosa succederebbe ai nostri risparmi in caso di fallimento delle banche. Il denaro che abbiamo depositato, ci verrebbe rimborsato?

Il nostro capitale è davvero al sicuro in caso di fallimento?

Gli effetti di una crisi bancaria sono così gravi e pericolosi per l’intero sistemo economico di un paese, che solitamente vengono adottate misure di salvaguardia finanziaria per intervenire prima che si inneschi una crisi di tipo sistemico. A garanzia dei conti correnti di ogni singolo intestatario, le banche hanno costituito un fondo di tutela, il FITD, che interviene per ciascuna banca entro il tetto dei 100mila euro. Quindi, in caso di fallimento dell’istituto di credito vengono rimborsati i nostri risparmi sino al limite di 100 mila euro. Sono escluse da questa forma di garanzia obbligazioni e Repo, ovvero pronti contro termine.

La situazione più rischiosa si verrebbe quindi a creare nell’ipotesi in cui un singolo intestatario detenesse sul conto corrente di una sola banca una quota di denaro superiore ai 100mila euro, e/o quel correntista possedesse obbligazioni emesse dallo stesso istituto di credito. Per risanare il più rapidamente possibile la situazione di una banca in crisi, si ricorre infatti allo strumento del “Bail-in“, o del salvataggio interno.

La normativa prevede che “gli azionisti e, in casi particolarmente gravi anche altri investitori in possesso di strumenti finanziari emessi dalla banca, contribuiscano con i propri fondi a risolvere la crisi della banca stessa nel caso in cui questa possa avere ripercussioni sulla stabilità del settore bancario e finanziario.” Questo signifcherebbe che le obbligazioni detenute dal depositante, verrebbero azzerate.

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Fallimento banche: come possono tutelarsi il risparmiatori?

L’eccedenza rispetto ai 100mila euro rimborsabili, detenuta sul conto corrente, è registrata come quota nello stato passivo della liquidazione coatta amministrativa. Come tutelarsi quindi, nel caso in cui si possieda un capitale superiore ai 100mila euro e non si voglia mettere a rischio il credito residuo? Ecco le opzioni:

  • Distribuire fra più banche i depositi ed evitare un’esposizione alle obbligazioni delle banche
  • Investire l’eccedenza sul conto corrente in fondi monetari o titoli di Stato a breve termine. In caso di fallimento della banca, questi investimenti non possono essere “azzerati” e sottratti al cliente.
  • Cassette di sicurezza, il cui contenuto è di sola proprietà del cliente della banca. In questo caso vale la pena ricordare che l’Agenzia delle Entrate ha facoltà, in caso di accertamento, di esaminarne il contenuto.

Un’ultima considerazione riguarda la dotazione finanziaria del Fondo interbancario. Alla fine del 2022, la cifra ammontava a 3,3 miliardi. Considerato anche il totale dei depositi correnti, si tratta di un valore forse insufficiente a garantire i risparmiatori in caso di crack di una banca di medie dimensioni. 

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