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L’accordo raggiunto nelle scorse ore tra le più importanti istituzioni europee promette di risolvere il problema dei salari in Europa e soprattutto in Italia.

Nel dettaglio, la direttiva non prevede delle soglie massime o minime a livello comunitario, ma disegna un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi, garantendo un tenore di vita dignitoso per tutti i lavoratori europei.

Non solo, ma tra gli altri obiettivi introdotti anche quello di ridurre le diseguaglianze e fermare i contratti precari.

La situazione italiana

Sul tema del salario minimo, l’Italia fa parte del gruppo di sei stati membri che ancora non hanno una regolamentazione. Nonostante l’obiettivo sia arrivare ad un salario minimo, Il commissario Ue al Lavoro, spiega che l’Europa non vuole imporre un salario minimo all’Italia.

Secondo la Cisl, una soluzione potrebbe essere quella di rafforzare e migliorare i minimi contrattuali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Una misura che potrebbe cambiare le cose, visto che gli under 30 percepiscono degli stipendi mediamente inferiori del 30% rispetto alla media nazionale.

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Le linee della direttiva europea

La direttiva potrebbe portare in futuro gli Stati europei a fissare nel dettaglio i loro salari minimi legali e valutarne l’adeguatezza. Per stipulare un contratto, la soglia sotto la quale non si può scendere è quella di 9 euro all’ora,  soglia minima fissata dal disegno di legge ora al Senato.

Nonostante l’entusiasmo europeo, non è detto che l’approvazione della direttiva comporti reali cambiamenti nel nostro Paese, soprattutto viste le tensioni e le differenti opinioni nel Governo. Inoltre, la direttiva stabilisce l’obbligatorietà del salario minimo solo in quegli Stati in cui la contrattazione collettiva è “poco diffusa”. E questo non è il caso dell’Italia dove i contratti collettivi di lavoro coprono circa l’80% dei lavoratori.

Per il 20% che restano fuori da questo tipo di contrattazione, potrebbe però essere previsto un intervento ad hoc. Attualmente, le intenzioni del Governo dovrebbero comunque puntare sull’introdurre la riforma sul salario minimo.

La previsione del commissario Ue del lavoro si basa sull’esempio della Germania, dove l’occupazione è cresciuta dopo l’introduzione del salario minimo.

Come potrebbe cambiare lo stipendio con l’introduzione del salario minimo

Secondo i dati dell’Inps, in Italia sono più di 5 milioni i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di mille euro al mese. Di conseguenza, la maggioranza percepisce meno di 9 euro lordi all’ora. Si tratta del 30% del totale.

Non solo, ma i numeri dell’Inps parlano di più di 2 milioni di lavoratori italiani che ad oggi percepiscono circa 6 euro l’ora o anche meno.

Nel caso in cui il nostro Paese dovesse decidere di introdurre il salario minimo, stando alla direttiva Ue si dovrebbe garantire un reddito minimo pari al 50-60% del salario mediano lordo. Questo significa un minimo di circa 1.250 euro al mese, poco meno di 8 euro lordi orari. Secondo l’istituto di previdenza, con un salario minimo così composto, ai lavoratori andrebbe un totale di 8,4 miliardi di euro in più al netto delle maggiori tasse che potrebbe incassare lo Stato.

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