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Come cambia nel 2023 la tassa sugli extraprofitti, grazie al Decreto Bollette? Vediamolo in questo articolo.

Tassa sugli extraprofitti: di che si tratta

Per le aziende che vendono o che producono energia, da tempo esiste una tassa sugli extraprofitti. Nel 2023, per effetto del Decreto Bollette, ha subito alcune modifiche. Essa riguarda il pagamento di un contributo che va in base alla quota di fatturato extra, a condizione che ecceda di almeno il 10% rispetto ai quattro periodi precedenti di imposta. 

In sostanza, si tratta di un prelievo di carattere straordinario. È una vera e propria tassa che viene, appunto, applicata in modo diretto all’extraprofitto, nel caso in cui questo sia maggiore di 5 milioni di euro. I soggetti che sono tenuti a pagarla sono i produttori ed i rivenditori di energia elettrica, prodotti petroliferi e gas. La motivazione per cui è stata introdotta tale tassa riguarda il sostenere le diverse misure di aiuto alle imprese. Non solo: vale come aiuto alle famiglie, in virtù dell’aumento generale dei prezzi dell’energia e del gas degli ultimi anni.

Extraprofitto: come viene calcolato

Ma come viene calcolato l’extraprofitto? Si tratta di un semplicissimo calcolo che riguarda una sottrazione tra le operazioni attive e passive, al netto dell’IVA, che sono state fatturate dal 1 ottobre 2021 al 31 marzo 2022 a quelle effettuate nello stesso periodo a cavallo tra l’anno 2021 e 2022. 

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Le novità per il 2023 riguardano l’esclusione dalla base imponibile dell’uso di riserve in sospensione d’imposta. La conseguenza sarà un’entrata economica verso lo Stato minore. Si stima, infatti, una cifra di almeno 404 milioni di euro in meno rispetto agli anni precedenti. Il ricalcolo della base imponibile viene fatto con un’esclusione dal reddito complessivo di Ires 2022 delle riserve di patrimonio netto in sospensione di imposta e per la copertura di eventuali vincoli fiscali.

La tassa sugli extraprofitti ha provocato non pochi dubbi e perplessità. In alcuni casi è stata addirittura ritenuta come “incostituzionale”, poiché si tratterebbe in sostanza di una tassa “retroattiva”.

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