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Arriva una stretta sulle cosiddette partite Iva “apri e chiudi”. Con la nuova legge di bilancio cambiano regole.

Con la nuova legge di bilancio 2023 arrivano nuove regole per le partite iva “apri e chiudi che hanno l’obiettivo di evitare che queste possano evadere il Fisco. Infatti, con la tecnica delle apri e chiudi viene eluso il pagamento delle imposte sia dirette che indirette, chiudendo la partita iva prima che il Fisco possa rintracciarne il possessore.

Per evitare che possa accadere questo spiacevole problema, all’interno della nuova legge di Bilancio, è stato dedicato un intero capitolo alla situazione. Il piano prevede tra le altre cose controlli serrati, possibili chiusure d’ufficio, e cospicue sanzioni.

 Partita Iva apri e chiudi, di cosa si tratta

L’operazione di apertura e chiusura di una partita Iva in brevi periodi, per poi aprire una nuova sotto un altro nome, permette di evitare di essere trovati dal Fisco e pagare così le tasse.

Questa operazione sembrerebbe essere piuttosto comune da parte di soggetti extra-Ue, che possono più facilmente diventare irrintracciabili. Chiaramente la diretta conseguenza di questo è l’evasione fiscale.

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Partite iva apri e chiudi, ecco cosa prevede la legge di bilancio 2023

Tra le nuove misure previste dalla nuova manovra , c’è anche un piano per contrastare le partite Iva apri e chiudi.

Il piano prevede i seguenti tre punti:

  • Da parte dell’Inps, Guardia di Finanza e Agenzia delle entrate,  avvio controlli a tappeto sulle varie comunicazioni di apertura di nuove attività (e quindi partite Iva), soprattutto in caso di aperture ripetute:
  • La possibile chiusura d’ufficio, per quelle realtà non in grado di superare i controlli richiesti;
  • Infine, sanzione amministrativa pari a 3mila euro a carico del contribuente.

Ad effettuare i controlli, sarà soprattutto l’Agenzia delle Entrate. In  seguito ad un’accurata analisi dei rischi, potrà essere richiesto al contribuente di presentarsi negli uffici dell’AdE, con una serie di documenti, per dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività. La documentazione richiesta sarà principalmente di fatture, ricevute e bilanci.

Nel caso i controlli risultino negativi, per aprire nuovamente una partita Iva,  il contribuente dovrà rilasciare una fideiussione bancaria o assicurativa della durata minima di tre anni e dal valore non inferiore ai 50mila euro.

( Cosa  e chi potrà essere controllato)

A partire dal 2023, ci saranno delle figure e delle posizioni particolarmente a rischio di controlli come i lavoratori autonomi; imprenditori individuali e/o i rappresentanti legali di associazioni o società, con o senza personalità giuridica

Inizialmente, il nuovo regolamento prevedeva che gli intermediari, ovvero chi dà comunicazione dell’apertura della partita Iva da parte di terzi, corressero dei rischi.

In seguito alle modifiche però si è deciso di eliminare questa possibilità. Al momento quindi gli intermediari non corrono rischi di alcun genere. La sanzione amministrativa è prevista solo per il contribuente.

Una fideiussione da 50mila euro, le conseguenze per le partite iva apri e chiudi

Se i controlli dell’Agenzia delle Entrate non vanno a buon fine, l’apertura della nuova partita Iva (dopo averne chiusa una in precedenza) potrà avvenire solo a seguito di una fideiussione bancaria o assicurativa di minimo tre anni e non inferiore ai 50.000 euro.

In questo caso, la fideiussione viene chiesta perché il fisco non ritiene il contribuente affidabile e teme che possa chiudere  la partita Iva prima di pagare i contributi dovuti.

Viene così richiesto questo passaggio aggiuntivo e nel caso in cui ci fossero degli illeciti fiscali o violazioni contributive, la fideiussione funzionerà come garanzia.

Infine, nella casistica in cui le violazioni fossero superiori ai 50.000 euro, sarà necessrio anche aumentare il valore della fideiussione stessa.

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