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Se nel 2022, I fringe benefit in favore dei dipendenti per pagare bollette, benzina e spesa sono aumentati a 3 mila euro, come cambia la misura nel 2023.

A novembre 2022, il Governo Meloni ha alzato i fringe benefit fino a 3mila euro. Si parla quindi di un bonus emesso dai datori di lavoro ai loro dipendenti senza che venga tassato. Non solo, ma sono benefici che vengono esclusi da reddito dipendenti ai fini fiscali.

Fringe benefit, cosa sono e cosa rientra

Nei fringe benefit fino a 3 mila euro vengono comprese tutte le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche, ma per altro. Ad esempio, rientrano i fringe benefit auto, i buoni benzina, i buoni spesa, i premi assicurativi extra-professionali o l’alloggio ai dipendenti. Si tratta quindi di tutti quegli aiuti extra di tipo economico emessi dal datore di lavoro al proprio dipendente.

Fringe benefit, validità e cifre

Se dal 10 agosto 2022, fringe benefit sono stati estesi, per una cifra fino a 600 euro, da novembre dello stesso anno, la cifra è arrivata fino a 3mila euro.

Il bonus per i lavoratori dipendenti che, viene erogato su base volontaria della singola azienda vale per tutto il periodo d’imposta 2022, ovvero fino al 31 dicembre 2022. Si ricorda inoltre,  che tale cifra  si può sommare, per lo stesso periodo, al bonus benzina da 200 euro, per un totale di 3.200 euro.

Fringe benefit, cosa succede nel 2023

Nel 2023 il  bonus da 3mila euro non sarà più valido, o almeno, esisterà solo per una piccola parte dell’anno.

Infatti, i datori di lavoro, potranno erogarlo per tutto il periodo d’imposta 2022 che, considerando il principio di cassa allargato, si estende fino al 12 gennaio dell’anno successivo, ovvero del 2023.

Dopo questa data sparirà il bonus 3mila euro detassato e si tornerà alla precedente cifra di 258,23 euro.  Stesso discorso vale anche per il bonus benzina che non sarà più valido nel 2023.

Per quest’anno appena iniziato, il Governo avrebbe comunque deciso di tagliare l’aliquota sui premi di produttività che scende al 5% anziché il 10%  per un massimo di 3mila euro e solo per lavoratori con redditi inferiori a 80mila euro.