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Ben una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio: ecco le motivazioni del cosiddetto “inverno demografico”.

Lavoro, le mamme lasciano dopo la nascita di un figlio

Da sempre le donne e mamme sono penalizzate sul lavoro rispetto agli uomini. Una problematica che riflette la diminuzione della natalità in Italia. I problemi di disparità tra uomo e donna sul lavoro fanno sì che quest’ultime facciano sempre meno figli.

I numeri parlano fin troppo chiaro: le nascite del 2022 sono precipitate a 392.000. L’età media di una donna al primo figlio risulta, invece, salita a 32,4 anni. Anche il numero medio di figli per donna si è drasticamente ridotto rispetto ad un tempo: 1,24 nel nostro Paese, contro l’1,53 in Germania e 1,8 in Francia. Tutto ciò si traduce nella decisione di coppia di avere un figlio tardi e, troppo spesso, in una rinuncia definitiva. Sono, invece, sempre di più le donne che decidono di dedicarsi alla cura della casa e della famiglia: sono un milione in più rispetto a 20 anni fa ed hanno raggiunto una quota che si aggira sui 2,5 milioni.

Tasso di occupazione delle lavoratrici madri: i numeri

Per ciò che riguarda il tasso di occupazione tra donne e uomini, ricordiamo che il divario si amplifica se consideriamo le donne con e senza figli. Il tasso di occupazione, infatti, è al 55,5% nelle donne tra i 25 ed i 49 anni che hanno un figlio di età compresa da 0 a 6 anni. Sale, invece, al 76,6% nelle donne che non hanno nessun figlio. I dati del MEF evidenziano che su 100 donne senza figli occupate, ci sono soltanto 73 mamme che lavorano. Ne deriva, quindi, che per una donna su cinque, avere un bambino significa dire addio al lavoro, spesso in modo irreversibile.

Molto frequente il ricorso al part-time per le mamme, per motivi ovvi. Si stima che ricorra il 39,2% delle donne che hanno due o più figli.

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